Lunedì 7 luglio si parte, sono sola. Non so bene il nome del posto in cui mi trovo, presumo sia molto a nord perché il clima è piuttosto freddo. Il paesaggio è colmo di fiumiciattoli tutti di diversa lunghezza, ma ognuno di loro sembra svolgere la stessa funzione: portare informazioni, non so di che tipo o per chi o forse per cosa. Questa prima tappa la chiamerò Cervello. Cervello mi piace mi trasmette tranquillità, l'acqua dei piccoli torrenti scorre a volte in modo pacato altre volte in modo più burrascoso, mi piace il suo rumore mi sento a mio agio qua, ma temo di dover salutare questo luogo e proseguire il mio viaggio in una nuova terra. Non so cosa aspettarmi dalla mia nuova meta, ma so che non sarò più sola, Felicità si unirà a me in questo viaggio. Felicità é alta ha gli occhi azzurri e i capelli marroni corti è fondamentale per me ogni volta che la vedo mi si stampa il sorriso in faccia e non se ne va più. La mia nuova compagna di viaggio ed io ci stiamo imbattendo in un luogo roccioso, sono fortunata perché alla mia accompagnatrice piace parecchio la montagna ed è una scalatrice esperta, io se devo essere sincera non sono un'amante di questo territorio ma Felicità è riuscita a farmi trascorrere bei momenti anche in questo luogo che disprezzo. Questa seconda tappa la chiamerò Fronte. Felicità ed io continuiamo il nostro viaggio in compagnia di un nuovo personaggio: Ammirazione. Ammirazione è alto con i capelli rossicci e gli occhi azzurri, mi fa sempre ridere e anche nei momenti più bui mi fa stare bene. Continuo il mio viaggio in compagnia, arrivati alla terza meta tutti è tre rimaniamo stupiti: è bellissima. Sono due cave, nel mezzo di entrambe ci sono due macchie nere che espandendosi pian piano prendono colore un blu che diventa azzurro e poi bianco, questo paesaggio assomiglia molto agli occhi di Ammirazione, infatti ho nominato questa quarta tappa Occhi. Proseguendo io e i miei compagni incontriamo Sorpresa, lei è alta circa come me ha capelli marroni lunghi e gli occhi anch'essi marroni e quando sorride sembra uno scoiattolino. Questa ragazza riesce a trasmettermi il suo entusiasmo e il suo interesse per tutto, ma quando ce n'è bisogno diventa seria e mette in riga tutti. Proseguiamo il nostro viaggio, la quinta tappa è una caverna, si dice che dalla parte opposta di questo mondo ce ne ne sia una uguale. Questa caverna che chiameremo Orecchio mi piace molto, sembra un labirinto ci sono tubicini dappertutto, c'é anche una cavitá che sembra non finire, Adorazione ed io volevamo andarci ma Sorpresa ci ha fermato. In questo luogo al gruppo in viaggio si aggiungono altri 2 ragazzi: Sollievo e Stupore, sono entrambi alti con occhi e i capelli marroni Sollievo ce li ha corti e lisci mentre Stupore ce li ha ricci e un pochino più lunghi, quest'ultimo ha anche gli occhiali. Questi due ragazzi mi fanno sempre ridere, non hanno bisogno di battute o barzellette mi divertono loro come sono nella loro semplicità. Andando avanti ormai numerosi ci troviamo in un'immensa pianura che chiamerò Guancia in questa vastità scorgiamo un nuovo personaggio: Gioia, è abbastanza alta ha gli occhi azzurri i capelli mossi e marrone chiaro in lei trovo la rassicurazione di cui ho bisogno da una parte dall'altra trovo il coraggio che lei ha e che a me manca. La tappa numero sei assomiglia a uno scivolo, davvero grande questa attrazione la chiamerò Naso, qua incontriamo divertimento, è abbastanza basso ha i capelli marroni chiaro e gli occhi verdi, in lui ogni giorno trovo l'abbraccio di cui ho bisogno, quando dice qualcosa mi fa sempre ridere e mi rende davvero felice. Sciavoliamo tutti sul Naso e capitiamo in una conca tutta rossa scuro e morbida a volte il terreno si muove ma non sembra pericoloso, anzi, confortevole. Questa tappa la chiamerò Bocca; qua incontriamo Tranquillità, questo ragazzo è alto ha gli occhi verdi e i capelli marroni chiaro. Mi trasmette molta serenità e tranquillità vive la vita con calma e penso aiuti anche me a stare più tranquilla. La cava si sta aprendo e con coraggio decidiamo di uscire: è stata la scelta migliore, fuori dalla cava troviamo l'ultimo componente del gruppo: Fiducia, questo ragazzo è alto ha gli occhi marroni e anche i capelli che sono leggermente mossi. In lui ho trovato una persona capace di ascoltare senza giudicare e di dare ottimi consigli, ho trovato una persona che non ha paura di dimostrare le sue emozioni e i suoi sentimenti. Tutti riuniti arriviamo al limite di un dirupo, il Mento. Decidiamo di buttarci ognuno con le proprie sicurezze, le proprie paure e il proprio carattere ognuno diverso ma simile all'altro. Atterriamo in uno strano territorio è rosso e batte, pompa qualcosa nessuno di noi comprende che cosa. Il nostro viaggio si conclude qua non sappiamo bene dove ci troviamo ma siamo tutti insieme quindi non abbiamo paura, siamo sicuri del fatto che questa ultima tappa che chiamiamo Cuore sia la fonte di vita di questo mondo bizzarro. Margherita C.
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Il mio viaggio ideale non è proprio un viaggio, perché qualunque posto è bello se sto con persone a cui voglio bene. Però se dovessi immaginare un luogo in cui andare mi piacerebbe vivere in una casa spaziosa e accogliente, insieme al mio gruppo di amici e poter ridere ogni giorno senza mai litigare. E' difficile vederci spesso e tutti quanti, per questo sarebbe bello stare insieme e crescere come una famiglia, perché per me è questo che sono Martina
Non desidero un viaggio lussuoso, niente navi, aerei o jet privati, mi basterebbe anche solo un piccolo pulmino, nulla di esagerato, l'importante è avere dentro gli amici che amo. Tante risate, pochi pensieri ma tanto affetto, non ci servono telefoni ci bastiamo anche così. Mentre il nostro mitico pulmino viaggia con una meta di cui la conoscenza poco importa, la musica con le nostre canzoni preferite è alta; c'è chi canta, chi ride come un bambino, chi scherza e chi molto probabilmente prepara un tè caldo. Si respira gioia e serenità, è come vivere in una bolla in cui esistiamo solo noi, fuori dal pulmino è come se non esistesse più nulla, solo noi e il nostro viaggio; vorrei vivere così senza che questa bolla scoppi mai. Respiro felicità, con loro mi sento a casa più di quando sono a casa, non sono mai stata meglio, le ruote del nostro veicolo sfrecciano sull'asfalto e non sentiamo neanche le ore passare. Spero di crescere così: con loro, senza accorgermene nemmeno. E' solo grazie a questo gruppo di matti se ora sono davvero io, hanno ucciso il buio che mi soffocava costruendo insieme una piccola centrale elettrica che mi ha ridato la luce, è per questo che voglio passare tutta la vita con loro BeatriceMi svegliai presto, verso le sette di mattina; era una domenica calda, quasi estiva, ma era ancora il 13 aprile, pasquetta. Di solito, il giorno dopo Pasqua andiamo a fare una passeggiata o un giro in bici, ma quell’anno fu diverso, avevamo deciso, pochi giorni prima, di andare al labirinto di Villa Pisani, a Padova. Dopo poche ore di auto arrivammo alla nostra destinazione; la villa era immensa e il labirinto altrettanto. Dopo aver fatto una visita guidata al complesso decidemmo di avventurarci nel dedalo e dopo circa venti minuti trovammo la strada per il centro del labirinto, arrivati alla destinazione decidemmo di dividerci e vedere chi sarebbe uscito per primo; quando mio padre diede il via, partii per la mia strada; inizialmente mi misi a correre, ma, dopo qualche metro, non ce la feci più: respiravo a malapena, mi mancava l’aria, improvvisamente il labirinto diventò buio, le siepi si alzarono di molti metri, il sole non si vedeva quasi più, provai a chiamare aiuto ma nessuno mi senti. Allora mi feci coraggio, accesi la torcia del mio cellulare e incomincia a camminare; vedevo poco o niente e inciampai più volte, fino a che non sentii una voce. Era strana, sembrava giovane ma allo stesso tempo anziana, aveva uno strano accento, più la sentivo più mi pareva…antica. Al momento non seppi spiegarmelo, ma sembrava che avesse migliaia di anni, nonostante la mia incertezza seguii il suono, fino a che non arrivai in una stanza, era immensa, piena di macchine, alcune grandi, altre piccole.
È una serata qualsiasi.
Sto ascoltando la musica in camera, i miei genitori sono usciti per fare la spesa e mia sorella sta rimuginando su non so che cosa, con lo sguardo perso nel vuoto. La chiamo e lei si gira, squadrandomi con aria assente. Ignorando il suo strano comportamento che fa venire i brividi, vado in cucina per prendere un pacchetto di patatine. Si sta facendo buio, perciò accendo la luce che rischiara l’ambiente cupo. Cerco di vedere che ore sono, i miei genitori dovrebbero essere già tornati, ma il solito orologio blu appeso in cucina non c’è più. Anche l’ora sul telefono è scomparsa; strano, penso. Esco in corridoio e mi dirigo verso la camera di mia sorella per dirle che sua scherzetto non mi fa affatto ridere. Lei sa che devo sempre controllare che ore sono! Quando apro la porta, però, Alice non c'è più. La chiamo, ma non risponde; il silenzio della casa mi investe. Improvvisamente la luce della stanza si spegne e rimango al buio, con il bagliore tenue della luna che filtra dalla finestra. E’ proprio grazie a questo bagliore che vedo una figura incappucciata che si avvicina verso di me; non è mia sorella. Ha in mano una mazza e, a meno che non sia un fanatico del baseball, quest'uomo ha cattive intenzioni. Mi maledico per non aver ascoltato la mia mamma quando mi diceva di chiudere la porta a chiave. Quando lo sconosciuto alza arma impropria, capisco che è arrivata la fine. Vedo la mazza che si sta avvicinando al mio naso, la scena si svolge al rallentatore. Tre, due, uno e... mi sveglio di soprassalto. Solo qualche secondo capisco che si trattava di un sogno e torno dormire. Scritto da Margherita T. Sono trenta giorni che quaggiù non si sente parlare d’altro che di Orfeo. “Io ho sentito che è inciampato e si è girato per sbaglio.” diceva uno. “Io che lei lo ha fatto girare.” ribatteva un altro. “Vi sbagliate entrambi: Caronte lo voleva spingere giù dalla barca, così lei si è messa davanti a lui.” diceva un terzo. Chissà come deve essere stato difficile non guardala dopo che già l’aveva persa una volta, io probabilmente non lo saprò mai, perché sono sposata con qualcuno che non amo per l’eternità. Invidio tanto Euridice per il suo amato, anch'io volevo qualcuno così, per questo ho messo quella condizione. Stare negli Inferi fa pensare, del resto posso solo ascoltare solo ascoltare i pianti dei dannati; ero convinta che distruggere il loro amore mi avrebbe resa felice, ma ora sono devastata. Sento sempre Euridice cantare, cerca di rispondere al suo amato che sente sempre e quando non ha più fiato per cantare piange. A volte mi sembra mia madre che protesta per sei mesi all'anno, lasciando la terra spoglia. Giuro sull’Olimpo che appena tornerò da lei, fra due mesi, porterò con me Euridice e la ridarò all’amato. Se non sono felice di vederli separati li ricongiungerò, per quanto mi infastidisca; dovessi bruciare per sempre nelle viscere del Tartaro.
Scritto da Maria Bollini Lara era una ragazzina di 17 anni che viveva in Francia nei primi del Novecento. Non aveva famiglia, o meglio la aveva fino a quando una brutta malattia contagiosa portò via sia sua madre che la sua piccola sorellina. Lara era sempre stata povera, viveva in una misera casetta che qualche settimana prima, alla morte della madre, le era stata portata via. Doveva assolutamente trovare un lavoro per poter guadagnare qualcosa e comprare da mangiare, perché ne aveva decisamente bisogno.
Girava per le piovose strade di Parigi quando vide svolazzare alcuni volantini colorati, a righe bianche e rosse. Ne raccolse uno e lesse che una piccola compagnia circense aveva bisogno di un’ acrobata di qualsiasi età, a costo che non avessi paura delle altezze. Lara capì che era l'occasione per lei, l'occasione per costruirsi una nuova vita. In lei cresceva una grande speranza e decise di candidarsi per partecipare alle audizioni. Il fatidico giorno arrivò e Lara non aveva mai provato tanta ansia. Di emozioni così forti nella sua breve vita ne aveva già provate tante, ma questa era diversa. L'audizione consisteva nel camminare su un filo sospeso a circa 9 metri per ben 2 minuti. Lara non l'aveva mai fatto in vita sua, ma voleva provare. Il tuo turno arrivò. la sua vita intera era in mano Ah quello stupido e spaventoso filo. Lara salì. Fece il primo passo, poi il secondo ed anche il terzo. Doveva guardare avanti e trattenere il respiro. Stava camminando? Non se ne rendeva conto nemmeno lei. Ma non doveva distrarsi, doveva fare l'esatto movimento compiuto in precedenza. L'orologio non si era fermato, infatti quei due minuti fatali passarono. Lara scese dall'altro capo del filo. L'aveva fatto. Quello che so di lei è che si trasferì con la compagnia circense in Italia e che visse nella mia casa attuale. Scritto da Emma |
V A Liceo Classico Ernesto Cairoli
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Gennaio 2023
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