Mi svegliai presto, verso le sette di mattina; era una domenica calda, quasi estiva, ma era ancora il 13 aprile, pasquetta. Di solito, il giorno dopo Pasqua andiamo a fare una passeggiata o un giro in bici, ma quell’anno fu diverso, avevamo deciso, pochi giorni prima, di andare al labirinto di Villa Pisani, a Padova. Dopo poche ore di auto arrivammo alla nostra destinazione; la villa era immensa e il labirinto altrettanto. Dopo aver fatto una visita guidata al complesso decidemmo di avventurarci nel dedalo e dopo circa venti minuti trovammo la strada per il centro del labirinto, arrivati alla destinazione decidemmo di dividerci e vedere chi sarebbe uscito per primo; quando mio padre diede il via, partii per la mia strada; inizialmente mi misi a correre, ma, dopo qualche metro, non ce la feci più: respiravo a malapena, mi mancava l’aria, improvvisamente il labirinto diventò buio, le siepi si alzarono di molti metri, il sole non si vedeva quasi più, provai a chiamare aiuto ma nessuno mi senti. Allora mi feci coraggio, accesi la torcia del mio cellulare e incomincia a camminare; vedevo poco o niente e inciampai più volte, fino a che non sentii una voce. Era strana, sembrava giovane ma allo stesso tempo anziana, aveva uno strano accento, più la sentivo più mi pareva…antica. Al momento non seppi spiegarmelo, ma sembrava che avesse migliaia di anni, nonostante la mia incertezza seguii il suono, fino a che non arrivai in una stanza, era immensa, piena di macchine, alcune grandi, altre piccole.
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V A Liceo Classico Ernesto Cairoli
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Gennaio 2023
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